Poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore … sono molti i nomi che possiamo attribuire a Jean Cocteau. Come Apollinaire, Cocteau ha sempre manifestato grandissimo interesse per la pittura del suo tempo, con un gusto acuto e sicuro, sotto il segno della modernità. All’inizio rivolse il propri interesse verso artisti mondani come Boldini e alcuni caricaturisti
dell’inizio del secolo. Poi, non senza ritardo, fu attratto dai pionieri della scuola di Parigi, soprattutto Picasso, di cui fu instancabile sostenitore. In particolare spinse Picasso verso una fase meno austera, diventando il tramite per la sua fondamentale collaborazione al balletto Parade nel 1917. Cocteau infatti era una figura trasversale che frequentava mostre, teatri e molti altri ambienti culturali. Negli anni ’20 il suo collaboratore scenografico più fedele fu Jean Hugo, seguito nel 1930 da Christian Bérard.
Agli stessi anni risale inoltre la passione di Cocteau per i quadri di De Chirico, allora respinti dai surrealisti, che gli ispirarono la scrittura di l’Essai de critique indirecte. Egli stesso si dedicò al disegno, realizzando schizzi ispirati a Lautrec, Sem, Grosz e specialmente Jean Hugo. Subì in seguito gli influssi più diversi, particolarmente di Picasso e Bérard. Dal 1950 si diede alla pittura a olio, all’arazzo, al pastello, all’incisione, alla ceramica e all’affresco. Ma tutte queste esperienze non sempre diedero risultati felici.
Sicuramente l’originalità, la versatilità e la grande capacità espressiva gli procurarono un successo internazionale. Oggi però Cocteau è ricordato principalmente per tre creazioni: il romanzo I ragazzi terribili, del 1929, la rappresentazione teatrale La voce umana, del 1930, e il film La bella e la bestia, del 1946.
C.C.
Amo queste personalità trasversali.
Moz-