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L’assenzio, Edgar Degas

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Edgar Degas, l'assenzio
assenzio
Edgar Degas, l’assenzio

Un velo di malinconia attraversa tutta l’arte di Edgar Degas che ritrasse spesso le ballerine, il teatro, il circo, le corse dei cavalli e i bar. Lo fece regalandoci sempre degli scorci di vita vera e moderna, con tutte le sfaccettature possibili, senza cercare di abbellire la realtà. Per alcuni contemporanei di Degas forse fu fin troppo schietto e moderno nelle sue opere. Nell’opera assenzio, il cui titolo originale è in un caffè, ritroviamo tutta la realtà e la malinconia del pittore. Pensate che quando l’opera fu esposta nel 1893 alla Grafton Gallery di Londra, fece un enorme scalpore. La bevanda molto alcolica che ha dato poi il titolo all’opera, rappresentava un terribile affronto alla morale vittoriana. Una prostituta e il suo compagno seduti in un bar dei bassifondi di Parigi, sono i protagonisti dell’opera. E potete ben capire come all’epoca non fossero proprio ritenuti i soggetti ideali per un dipinto. Da qui lo scandalo.

Un’istantanea di vita vera

Ad aumentare lo scalpore si aggiunsero le identità precise dei due soggetti rappresentati. Lei è l’attrice Ellen André e lui è l’artista bohèmien Marcellin Desboutin. Ma non tutti rimasero sconvolti negativamente. Altri infatti trovarono il quadro un capolavoro rivoluzionario. Ma cosa ci ha voluto comunicare Degas con quest’opera? Per alcuni è una riflessione sulla dipendenza dall’alcol. Dipendenza che sarebbe sottolineata dalle spalle ricurve e dallo sguardo vitreo della donna. Per altri è un momento di assorta intimità. Ad ogni modo è difficile crede che Degas ci volesse mettere in guardia dagli orrori dell’alcolismo. Forse più semplicemente si tratta di un’istantanea di vita moderna. Oggi, se fosse una foto, la inseriremo in un “photo-reportage” dei bassifondi di Parigi. E come un fotografo Degas dà forza alla composizione scegliendo una precisa inquadratura decentrata.

Ci sembra strana quella vasta area di spazio vuoto in primo piano, ma serve proprio a sottolineare i protagonisti del dipinto. Un espediente che l’artista usò spesso nelle sue opere. I toni sobri ed equilibrati con armonia e le ombre usate ad effetto rendono questo dipinto uno dei ritratti più efficaci e ben fatti di Degas. E in fondo quello sguardo assorto, perso nei pensieri, forse triste e malinconico, almeno una volta nella vita lo abbiamo avuto tutti. Magari proprio al tavolino di un bar, davanti a un bicchiere di assenzio.

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Allora, ti è piaciuta quest’opera? Conoscevi già Degas? Scrivimi impressioni, pareri, suggerimenti e rimani ancora con me su Artesplorando 🙂

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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