Whistlejacket, George Stubbs

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Whistlejacket, George Stubbs
George Stubbs, Whistlejacket

Può sembrare alquanto inusuale trovare in un grande museo come la National Gallery un dipinto raffigurante un cavallo. Ma quando l’opera è tanto straordinaria e il cavallo in questione una vera e propria leggenda, la cosa non risulta poi così strana.
Questo splendido destriero infatti è il discendente di uno dei tre cavalli arabi fatti giungere in Gran Bretagna per creare un allevamento di purosangue. Whistlejacket venne alla luce nel 1749 e non fu certamente un cavallo comune. Il nome forse deriva da una bevanda a base di gin e melassa chiamata appunto Whistlejacket che presenta un forte colore scuro che in effetti può richiamare al manto del cavallo.

La sua impresa più famosa fu la vittoria conseguita nell’agosto del 1759 in una corsa su quattro miglia ottenuta nei confronti del favorito Brutus. Vittoria che fece guadagnare ben 2000 ghinee al suo proprietario, il secondo marchese di Rockingham.
Il marchese era un grande mecenate e sostenitore di Stubbs, così chiese all’artista di realizzare un grandioso ritratto del suo Whistlejacket. Secondo alcuni autori del periodo l’intenzione originaria era quella di commissionare un ritratto equestre di Giorgio III, ma è più probabile che Stubbs abbia voluto mostrare solo il cavallo in tutta la sua bellezza.

Uno splendido ritratto, frutto di un grande studio

Lo splendido purosangue è colto mentre si impenna sulle zampe posteriori, pronto a lanciarsi al galoppo. Realizzato in tutta la sua monumentalità, a grandezza naturale e messo in risalto da uno sfondo neutro. L’artista si applicò per anni allo studio dell’anatomia equina e qui ne vediamo il risultato. Ogni piccolo dettaglio, dalla muscolatura, al manto, alle vene, alla coda e alla criniera, concorre per restituirci un’immagine di maestosa vitalità.
Pensate che l’artista, aiutato dalla sua compagna Mary Spencer, mummificò molti animali morti, appendendo i loro corpi al soffitto e sostituendo gradualmente i liquidi corporei con grasso animale caldo. Questo processo permetteva alle membra di solidificarsi senza decomporsi. A questo punto Stubbs procedeva a separare e dissezionare tessuti, muscoli e organi, raffigurando tutto in accurati disegni che furono poi utilizzati da altri artisti e persino da veterinari.

Grazie a questo minuzioso studio il pittore sapeva bene come realizzare certi particolari che conferissero al cavallo un aspetto vitale. Dalle narici allargate, alle orecchie curve, al corpo possente, all’occhio eccitato e luccicante. L’assenza poi di qualsiasi bardatura suggerisce che la natura è solo apparentemente dominabile dall’uomo e che è sempre destinata a trionfare.

Continua l’esplorazione

Allora ti è piaciuta l’opera? scrivimi tutto nei commenti. Ti consiglio inoltre di leggere il post dedicato ai 10 ritratti di animali nella storia dell’arte.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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