Camille Corot, piccola guida per conoscere l’artista

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Camille Corot

Un artista che lasciò l’impronta nella storia dell’arte, influenzando Courbet, Monet e Morisot. Camille Corot nacque da un’agiata famiglia della piccola borghesia parigina. Il padre, prima parrucchiere, vendeva stoffe; la madre, modista, aveva una bottega bene avviata in rue du Bac. Ambedue i genitori progettavano per il figlio una carriera di negoziante. Ma riguardo a ciò, Corot si comportò in modo talmente disastroso, che nel 1822 i genitori acconsentirono ai suoi desideri e gli assegnarono una piccola rendita perché potesse dedicarsi alla sua vocazione di pittore. All’età di 26 anni il giovane Corot chiese consiglio a un contemporaneo, Michallon, il primo vincitore del prix de Rome per il paesaggio storico, istituito nel 1817. Questi lo spinse verso la pittura dal vero, invitandolo a dipingere quello che vedeva.

Camille Corot
Camille Corot, Agostina

Alla morte di Michallon si rivolse a Jean-Victor Bertin. Entrambi i maestri gli trasmisero la tradizione classica che l’artista però seppe far sua e reinterpretare. Nel 1825 Corot partì per l’Italia, dove restò tre anni. A Roma c’era uno spirito nuovo tra i paesaggisti che arrivavano da tutta Europa. Nordici, tedeschi, britannici, russi, tutti si sforzavano di rompere con l’accademismo studiando all’aperto. Per le strade di campagna ricreavano nello splendore della luce mediterranea, con l’aiuto dell’equilibrio della natura, un’arte classica e realistica che non faceva appello ai maestri del passato. Viaggiando senza posa, l’artista percorse mezza Europa. Bazzicò in modo particolare i dintorni di Parigi e rivide due volte l’Italia. Ovunque disegnò e dipinse molto, con l’idea precisa, che sarà essenziale per gli impressionisti, che la luce crea la vita e di conseguenza deve essere alla base della pittura.

Camille Corot, ricordo di Mortefontaine

Corot lavorò anche a Barbizon e fu sensibile, come gli artisti che vi si raccoglievano, all’influsso dei pittori olandesi del XVII secolo. Ma grazie ai viaggi in Italia e al suo spirito d’indipendenza, Corot si distinse sempre dagli altri pittori di Barbizon. Corot rappresentò una natura serena, conferendole con la sua sensibilità ingenua un’anima. Dopo il 1835 la notorietà di Corot crebbe, anche grazie alle sue regolari partecipazioni ai Salon ufficiali. In queste esposizioni portò opere elaborate che presentano vasti paesaggi animati da figure bibliche o mitologiche. Ma anche paesaggi evocativi popolati di ninfe e di ricordi dell’Italia, ancor più numerosi dopo il terzo viaggio nella penisola nel 1843. Opere quindi più tradizionalmente romantiche nell’evocazione di un passato arcadico che si discostano dai puri paesaggi.

Nel corso della sua carriera, l’artista s’interessò anche della figura umana e più particolarmente della donna: nudi casti o conturbanti, italiane in costume colorato, fissate dal vivo. Ritratti dei parenti, emozionanti per la loro ingenua verità o per la loro tenerezza nostalgica. Figure di fantasia, ninfe o orientali spuntate da un sogno. Benché Corot non fosse un disegnatore vero e proprio, lasciò circa seicento disegni, dalla tecnica e dal carattere diversi. Sono generalmente appunti o indicazioni in vista di un quadro. Utilizzò anche la stampa e ne fu maestro, come si vede in una quindicina di acqueforti e altrettante litografie, per la maggior parte paesaggi.

Camille Corot
Camille Corot, Il Colosseo visto dai giardini Farnese

Pochi artisti come Corot hanno stimolato il gusto dei collezionisti per le serie. Alcune di tali collezioni sono finite integralmente nei musei. I quadri dell’artista in effetti sono sparsi in tutto il mondo. Non c’è quasi museo che non ne possieda uno. Ma la concentrazione più importante, per numero e per qualità, si trova in America, in collezioni sia private sia pubbliche. Uomo di grande riservatezza, limitava il proprio insegnamento ad esempi e consigli. Fu molto stimato da conoscenti e amici, anche grazie alla sua natura nobile, corretta e generosa. Non si montò mai la testa per il successo e aiutò molti dei suoi colleghi. Regalò ad esempio una casa al povero e ormai cieco Daumier e sostenne la vedova di Millet.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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