Filippo de Pisis: piccola guida per conoscere l’artista

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Filippo de PisisPseudonimo di Filippo Tibertelli, Filippo de Pisis è stato un pittore e scrittore italiano. Cresciuto nell’ambiente colto della Ferrara dei primi del Novecento, ebbe una formazione da autodidatta. Il poeta Corrado Govoni lo introdusse nel mondo letterario e realizzò la prefazione del libro di poesie scritte da De Pisis: i canti della Croara. De Pisis aderì al futurismo con un atteggiamento velatamente ironico e una vocazione più spiccatamente metafisica. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere a Bologna e dalla sorella venne introdotto allo studio di Nietzsche e della teosofia. Proprio in questi anni di formazione elaborò quell’idea di bellezza d’ascendenza greca, che andava ritrovando nelle figure maschili dei giovani popolani.

Momento decisivo per De Pisis fu, comunque, l’arrivo a Ferrara di Giorgio De Chirico e del fratello Savinio che vennero ospitati nello studio del giovane artista. Gli scambi furono intensi e reciproci. Sempre in questi anni ebbe occasione di frequentare anche Giorgio Morandi e di aderire all’interpretazione che della metafisica dava il maestro bolognese. In effetti De Pisis contribuì alla nascita della corrente metafisica. Savinio e De Chirico lo misero in contatto con quanto stava maturando nella contemporanea cultura francese e grazie a loro avviò relazioni epistolari con Apollinaire e Tzara. Questo è un periodo di grande fermento intellettuale per il giovane De Pisis e di elaborazione di un proprio linguaggio figurativo.

Filippo de Pisis

Roma, Parigi e la consacrazione

L’impegno nel copiare gli antichi maestri, e soprattutto i veneziani del Cinquecento, per studiarne la tecnica, gli assicurò uno straordinario senso della materia che caratterizzò tutta la sua produzione. Nel 1920 si trasferì a Roma dove espose nella galleria in via degli Avignonesi, tenendovi conferenze sulla pittura metafisica e non solo. De Pisis, oltre a dipingere, scrisse molto. Dal 1918 collaborò con la rivista Valori Plastici. Nel 1923 pubblicò La città delle cento meraviglie, un romanzo ambientato a Ferrara denso di suggestioni metafisiche. In questo stesso anno scoprì gli affreschi di Giotto ad Assisi che lo avrebbero influenzato molto, portandolo a una pittura dai toni smorzati e a composizioni solidamente costruite.

Stabilitosi a Parigi nel 1925, De Pisis si dedicò allo studio degli artisti romantici francesi, degli impressionisti e ancor più dei fauves. Il timbro cromatico dell’artista di raffinò, le pennellate si fecero rapide e vibranti. I temi preferiti sono quelli di sempre: le nature morte e, nei disegni, i nudi di ragazzi. Le inquietudini metafisiche dei primi dipinti, che suggerivano suggestioni oniriche, si fanno sempre più rare. Mentre il segno, nel suo divenire sempre più asciutto ed essenziale, assume un valore evocativo.

A partire dal 1935 cominciò a riscuotere successo, a partecipare agli eventi più significativi della vita artistica italiana, esponendo alle biennali veneziane e alle quadriennali romane. Nel dopoguerra, la Biennale del 1948 lo consacrò tra i maestri, con una sala interamente dedicata alla sua opera. Alla fine della sua vita, provata da una malattia psichica che lo costrinse al ricovero in una casa di cura, dipinse con discontinuità. Le immagini acquistarono sempre maggiori trasparenze, il segno si fece sempre più essenziale e prezioso. Oggi sia il De Pisis pittore che quello scrittore sono studiati con grande attenzione, soprattutto in questi ultimi anni.

In certe ore, in certe luci, l’eleganza e la grazia pare si compiacciano di scendere dall’Olimpo per incarnarsi negli aspetti, nelle creature, nelle più umili cose.

Filippo de Pisis

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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