
Nuovo appuntamento con l’imperdibile post dedicato alle persone che hanno contribuito alla storia dell’arte pur non essendo artisti. Collezionisti, critici e mercanti. Si tratta di uomini e donne che hanno collezionato, commerciato, investito sull’arte e sugli artisti. Spesso si tratta più di uomini che donne, ma questa volta troverete anche un’importante collezionista! Badate bene che, a differenza d’oggi, spesso queste persone lo facevano inseguendo un gusto o un progetto personale. Oppure semplicemente per una smania incontenibile di collezionismo. Senza pensare alle opere come mero investimento in grado di rendere nel tempo. A volte si trovarono a sostenere artisti su cui pochi avrebbero scommesso. Insomma troverete come al solito molte storie interessanti. Gli altri post li potete leggere seguendo il link Collezionisti, critici e mercanti.
Francesco Maria del Monte
Non abbiamo notizie sicure sulla sua giovinezza, ma pare che Francesco Maria si dedicò a studi umanistici e giuridici. Visse fino ai 25 anni alla corte di Guidobaldo II della Rovere, luogo di studi umanistici e belle arti. Fratello dello scienziato Guidobaldo autore di un importante trattato sulla prospettiva, Del Monte sviluppò anche un interesse per gli studi scientifici. Interesse che rimase vivo durante la sua maturità, quando si legò a Galileo, proteggendolo. Divenne cardinale nel 1588, ma la sua importanza nella storia dell’arte è dovuta soprattutto ai rapporti con Caravaggio, che visse nel suo palazzo a Roma.
L’incontro con Caravaggio avvenne forse negli anni 1594-95, ma l’interesse del cardinale per l’artista rimase vivo anche dopo il 1600. Un’indagine sulla cultura del Del Monte ha fatto ipotizzare che abbia avuto un’importanza non secondaria nella formazione culturale e artistica del Caravaggio. Durante la sua vecchiaia protesse Andrea Sacchi, al quale, come direttore della Congregazione della Fabbrica di San Pietro, commissionò la pala d’altare per la tomba di Clemente VIII. Fu inoltre protettore dell’Accademia di San Luca dal 1596 al 1627, anno della sua morte.

Dominique Vivant Denon
Direttore generale del Musée Napoléon, Dominique Vivant Denon, incisore, scrittore e collezionista francese, proveniva da una famiglia della piccola nobiltà. Venne presto presentato a corte, divenne gentiluomo e custode delle collezioni di monete e pietre incise lasciate al re da Madame de Pompadour. In seguito entrò in carriera diplomatica, soggiornando a San Pietroburgo, in Svezia, in Svizzera e in Italia, dove cominciò a raccogliere una collezione di vasi antichi e quadri. Frequentatore di salotti alla moda, uomo d’avventure galanti, pubblicò nel 1781 un racconto libertino, Point de lendemain. Racconto che fu ripreso da Balzac nella sua Fisiologia del matrimonio e dal film di Louis Malle gli Amanti.
Durante il Terrore, protetto dall’amicizia di David, tornò a Parigi per cercare di salvare la sua fortuna. Frequentatore del salotto di Giuseppina, conobbe Bonaparte, che lo condusse con sé in Egitto. Ne riportò disegni e un diario di viaggio, che insieme costituirono il Voyage dans la Haute et la Basse-Egypte, pendant les campagnes du général Bonaparte, illustrato con 141 tavole. Denon fu poi nominato, il 19 novembre 1802, direttore del Museo centrale delle arti, ben presto Musée Napoléon. Un compito che svolse perfettamente nel momento in cui Parigi divenne la capitale artistica del mondo e in cui le opere d’arte affluivano al Louvre in seguito alle conquiste della rivoluzione e dell’impero.
Seppe riconoscere, classificare, inventariare tutto e fu incaricato di scegliere, nelle collezioni dei musei stranieri, opere per il Louvre. Divenne un vero e proprio sovrintendente alle belle arti, responsabile degli incarichi ufficiali agli artisti e della realizzazione dei monumenti, innalzati a gloria dell’imperatore. Tornato a vita privata dopo essersi dimesso alla fine del 1815, si dedicò alle proprie collezioni, che non aveva mai cessato di accrescere. Alla sua morte lasciò oltre duecento dipinti, quasi mille disegni e una collezione di stampe, che andarono dispersi in vendite pubbliche.
Hans de Jong
La collezione De Jong è costituita da dipinti e sculture della metà del XX secolo, raccolte con la moglie Alice Weil. I due collezionisti cominciarono a formare la propria raccolta dopo la seconda guerra mondiale. Il loro interesse per l’arte venne stimolato dall’amicizia coi pittori Max van Dam e Theo Wolvecamp. Hans e la moglie conobbero personalmente la maggior parte degli artisti di cui furono collezionisti. La collezione, che in parte un tempo era conservata nelle officine Jovanda, è interamente esposta nella dimora dei De Jong. La maggior parte delle opere sono state oggetto di numerosi prestiti in occasione di mostre in Olanda e all’estero. La collezione è stata esposta integralmente al Gemeentemuseum di Arnhem nel 1970 e a Sophienholm nel 1971. A parte alcune vendite, in particolare al dipartimento d’arte moderna del Frans Hals Museum di Haarlem e allo Stedelijk Museum di Amsterdam, la collezione è rimasta intatta.
Alberto della Ragione
L’attività di collezionista di Alberto della Ragione ha inizio negli anni ’30. I suoi primi acquisti riguardarono artisti del gruppo di novecento. Acquistò anche opere di Carrà e Morandi e De Pisis. Oltre a collezionare opere egli sostenne alcune gallerie, come la Rotta di Genova e la Barbaroux di Milano. Dal 1938 Alberto cominciò a interessarsi agli artisti più giovani, rivolgendosi soprattutto al gruppo di corrente. Grazie a lui la Bottega di Corrente, dove si tenevano le mostre del gruppo, nel 1942 venne rinnovata con il nome di Galleria della Spiga. Questa galleria durante la sua breve vita svolse un’intensa e stimolante attività espositiva. La collezione di Alberto, oltre a documentare alcuni degli artisti più significativi del periodo tra le due guerre, è importante per la conoscenza degli esordi dei protagonisti della pittura italiana del dopoguerra. Oggi è parte del Museo internazionale d’arte moderna di Firenze.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui