
Matisse fu un gran lettore del poeta Baudelaire per il quale illustrò I Fiori del Male. Conobbe del poeta francese L’invito al viaggio di cui, nel 1904, estrasse un verso per dare un nome e un sentimento di pienezza a questa sua grande tela. Lusso calma e voluttà venne esposto per la prima volta a Parigi nel 1905 al Salon des indépendants, evento espositivo non accademico, provocando un grande scalpore. Fu acquistato da Paul Signac, l’artista amico di Henri Matisse e in parte responsabile dell’avvicinamento di quest’ultimo al puntinismo attraverso lo scritto D’Eugène Delacroix au néo-impressionnisme. L’artista in questo dipinto dimostra d’aver fatto suo il principio di separazione dell’immagine in tanti punti di colore puro che fu il fondamento del puntinismo. Ma il pittore qui si spinge oltre, esasperando i contrasti, affidando la sua composizione ai colori complementari, avvicinando il rosso al verde o il rosa al blu.
Lusso calma e voluttà
Il soggetto trae chiaro riferimento dalla Colazione sull’erba di Manet, dalle Bagnanti di Cezanne e più in generale da un tema spesso ricorrente nella storia dell’arte: veneri o ninfe intente a oziare e a divertirsi, sullo sfondo di un paesaggio bucolico. L’opera rappresenta un gruppo di bagnanti in riva al mare, di fronte alla baia di Saint-Tropez, nella Francia del sud. Quattro figure sono sedute accanto alla tovaglia, tre sono in piedi. I contorni e le forme si perdono in un’esplosione incontrollata di colore che in realtà non è distribuito a puntini, ma piuttosto a rettangoli che rendono ancora più illeggibile l’opera che ha in sé già i germi del movimento artistico dei fauve.
Matisse non fu l’unico pittore, agli inizi del Novecento, a considerare la divisione dei colori come un linguaggio inedito dell’espressione artistica. Il suo stile prenderà poi una piega diversa trovando nella linea e nel segno continuo il suo linguaggio più noto. Nel 1905 Matisse, Derain e altri artisti porteranno caos nell’universo artistico a causa dell’accostamento dei colori nelle loro opere. Per la prima volta nell’arte occidentale i colori non erano usati in maniera realistica, ma in modo totalmente innaturale, a volte spremuti direttamente dal tubetto sulla tela. Sparirono i chiaroscuri e la prospettiva. Quello che importava non era più il significato dell’opera, ma la sua forma, il colore, l’immediatezza. Verranno definiti “fauve”, belve, selvaggi, ma questi selvaggi seppero rivoluzionare l’arte, cambiando il corso della sua storia.
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C.C.
Il Matisse a cavallo tra ottocento e novecento è quello che più mi piace: adoro questa opera