
Quando si parla di Andrea Mantegna si parla di un artista assolutamente fondamentale per l’evoluzione dell’arte e della pittura. Nato nel 1431, figlio di un umile falegname di periferia, Mantegna è stato un genio precoce nella pittura forse come Mozart lo fu nella musica. L’artista verso il 1459 entrò al servizio dei signori di Mantova, città del nord Italia, in veste di pittore di corte della famiglia Gonzaga e questo lavoro fu dipinto proprio per loro. La Vergine Maria si trova sul suo letto di morte, circondata da undici apostoli. La scena rappresenta l’ultimo istante della sua vita sulla terra. Secondo i vangeli apocrifi, una serie di testi esclusi dalla Bibbia, dopo la morte terrena il corpo e l’anima di Maria sono stati trasportati in cielo da Gesù.
Questo momento è anche conosciuto come la “Dormizione della Vergine” in quanto Maria non sarebbe veramente morta, ma soltanto caduta in un sonno profondo, prima della sua salita in cielo. L’episodio si svolge in una semplice stanza con un pavimento marmoreo a scacchiera ed è contenuta da pilastri che in origine reggevano delle arcate, oggi perse con parte del dipinto. Domina la metà inferiore dell’opera il letto di Maria con le sue linee orizzontali, mentre intorno a esso gli apostoli stanno celebrando la cerimonia funebre. Al centro vediamo san Pietro intento a leggere le Sacre Scritture, affiancato da due apostoli di cui uno regge un vaso d’unguenti. Un altro apostolo, di spalle rispetto a noi, si protende verso il corpo di Maria per spargere incenso. Chiudono la scena altri apostoli nell’atto di cantare e reggere delle candele.
Il grande realismo dell’opera
Sono molti i dettagli a conferire un grande realismo all’opera. Dalla naturalezza dei gesti delle mani e delle posizioni dei piedi delle figure, all’uso di aureole viste di scorcio. Dalle pesanti tuniche che mostrano l’anatomia delle figure, ai riflessi metallici dei due grossi candelabri. In quest’opera la composizione è dominata dalla ricerca di prospettiva e profondità, ottenuta principalmente attraverso il motivo geometrico della pavimentazione, dalla diversa dimensione delle figure e dalla finestra nella parte posteriore, che funge da “punto di fuga”, dove convergono cioè tutte le linee prospettiche. È inoltre notevole qui la forte personalità delle fisionomie dei singoli personaggi e la resa magistrale del paesaggio. Infatti questo è uno dei primi dipinti italiani in cui viene rappresentato un luogo ben riconoscibile. Attraverso la finestra scorgiamo una veduta del Borgo di San Giorgio e della Laguna di Mantova.
Continua l’esplorazione
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
Mantegna nel 1549 era passato a miglior vita già da un po’…. e il ponte raffigurato è quello di San Giorgio tra lago di mezzo ed inferiore, comunque sempre il fiume Mincio, non quello dei Mulini
Grazie mille per le precisazioni e correzioni. Per la data in effetti digitando ho invertito i numeri 🙂
Per il ponte, in effetti riguardando le fonti, risulta quello del Borgo di San Giorgio.