Caravaggio, David e Golia

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Caravaggio, David e Golia
Caravaggio, David e Golia

Questo dipinto illustra un tema presente nella Bibbia, molto rappresentato nella storia dell’arte. È il momento in cui David, giovane pastore, uccide il gigante Golia con la sua fionda, tagliandogli poi la testa per farne un trofeo. Il dipinto venne realizzato agli inizi della carriera di Caravaggio, quando si trovò a lavorare per un importante committente a Roma, il cardinale Francesco Maria Del Monte. Questi non fu un cardinale come gli altri: conosceva il greco, l’ebraico e altre lingue orientali, si pensa che praticasse l’alchimia e che fosse aperto a idee nuove nel campo della scienza, dell’arte e della cultura in generale. Amante della musica, riceveva gli ospiti circondato da una vera e propria corte, come un sovrano. Caravaggio fece un’ottima impressione a quest’uomo che decise di offrigli vitto, alloggio e piena libertà d’azione. In questo contesto l’artista realizzò l’opera che vedete qui.

David, simbolo di virtù, è rappresentato poco più che bambino, con il volto di profilo e un’espressione mite che contrasta con la violenza dell’evento. È chinato sul corpo del gigante Golia che ha appena ucciso e ne sta legando i capelli con una corda. Questo particolare gesto non ha nessun precedente e non è nemmeno citato nella Bibbia, testo da cui l’artista ha tratto ispirazione; come spesso accadeva il pittore reinterpretava episodi comuni nella storia dell’arte, aggiungendovi un elemento di originalità e innovazione. Nella testa di Golia molti storici hanno individuato un autoritratto dell’artista che si mise nei panni del gigante decapitato molto probabilmente per un senso di colpa tutto cristiano. Infatti Caravaggio fu senza ombra di dubbio un peccatore, abituato a ogni tipo di vizio e dal carattere turbolento e aggressivo.

Un’opera che condensa tutte le caratteristiche di Caravaggio

Come in tutte le opere di questo artista, anche qui la luce ha un’importanza primaria: svolge un ruolo sia simbolico, in quanto incarna la presenza divina, che pratico, servendo all’artista per definire i volumi e per accentuare la drammaticità della scena. Il tutto si svolge in un luogo imprecisato su di uno sfondo scuro dal quale emergono con maggiore forza i due personaggi. L’artista realizzò in seguito altre due versioni di questo tema giunte fino a noi: una conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna e l’altra esposta a Galleria Borghese a Roma. Una curiosità: una radiografia fatta al dipinto ha fotografato sotto lo strato di pittura una prima versione della testa del gigante. Inizialmente Golia aveva un’espressione molto drammatica con gli occhi sporgenti e la bocca spalancata, esprimendo tutto l’orrore del dolore fisico. Questa espressione venne cambiata forse perché colui che commissionò l’opera a Caravaggio, ritenne l’immagine eccessivamente violenta.

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Allora ti è piaciuta l’opera? quali emozioni ti ha trasmesso? scrivimi tutto nei commenti e se ti piace Caravaggio ti invito a leggere gli altri post su di lui.

Letture consigliate

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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