
I dipinti murali che decoravano la casa detta “La Quinta del Sordo”, chiamata così perché abitata precedentemente da un sordo e in cui Francisco Goya visse alcuni anni della sua vecchiaia, sono conosciuti come le “pitture nere” per il prevalere dei toni scuri e per i temi inquietanti trattati. Queste straordinarie opere rappresentano un mondo tenebroso, dove l’orrore è espresso in tutte le sue forme, segnato dal mito di Saturno, simbolo di morte e di distruzione. Molto probabilmente le “pitture nere” sono l’espressione delle pessimistiche meditazioni che l’artista fece pensando alla situazione politica spagnola dell’epoca. Nel 1814 infatti la monarchia venne restaurata dopo un periodo di rivoluzioni.
Il nuovo sovrano Ferdinando VII abolì la costituzione, ristabilì il tribunale religioso dell’Inquisizione, fece tornare quindi tutti quei “mostri” contro i quali Goya aveva sempre rivolto le armi acuminate della propria arte. Il carattere intimo e privato di quella casa di campagna in riva al Manzanarre, nei dintorni di Madrid, ha permesso all’artista di esprimersi con grande libertà. Dipinse direttamente sulle pareti con una tecnica mista che incluse i colori a olio. Saturno che divora uno dei suoi figli è una delle immagini più espressive tra le “pitture nere”. Questo dio mitologico esprime in termini da incubo la cieca bestialità del potere che teme l’usurpazione da parte di altri.
Un’opera simbolo della bestialità del potere
Saturno infatti, secondo la leggenda, mangiava i propri figli al momento della nascita perché gli era stato profetizzato che uno di essi lo avrebbe spodestato. L’artista prese forse ispirazione da un’opera del pittore Rubens, Saturno che divora suo figlio. Ma a differenza dell’opera più convenzionale di Rubens, qui Goya ruppe completamente con i canoni estetici dell’epoca. Il corpo di Saturno è una massa informe che emerge dall’oscurità, gli occhi e la bocca orrendamente spalancati, mentre tra le mani stringe il piccolo corpo senza testa di uno dei suoi figli.
Il barone e banchiere tedesco Émile d’Erlanger acquistò “La Quinta” nel 1873 e decise di trasferire tutte le opere su tela. I dipinti furono pesantemente danneggiati nel processo di trasferimento, perdendo una grande quantità di colore. Le opere furono poi donate dal barone allo Stato spagnolo che li espose al Museo del Prado a partire dal 1889. Gli espressionisti tedeschi e il movimento surrealista, così come i rappresentanti di altri campi artistici quali la letteratura e il cinema, videro in questa serie di composizioni le origini dell’arte moderna. Goya invecchiato e isolato nel proprio mondo è uno dei pochi artisti della sua epoca che creò in assoluta libertà.
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C.C.
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