Tiziano, Maria Maddalena

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Tiziano, Maria Maddalena
Tiziano, Maria Maddalena

Ed eccoci a una nuova opera, Maria Maddalenache voi stessi avete votato di più tra quelle dell’artista Tiziano, in occasione del sondaggio realizzato nella ➡community di Artesplorando su Facebook. L’opera rappresenta il tema della Maddalena penitente che, durante la lunga attività artistica di Tiziano, fu replicato più volte dall’artista. Il pittore ideò un’iconografia nuova, ricca di un fascino erotico audace, destinata a un grande successo. Maria Maddalena sta rivolgendo gli occhi al cielo con devozione e nel mentre cerca di coprire la propria prorompente nudità con i lunghi capelli rossi. La donna che Tiziano qui raffigura è la prostituta pentita, la Maddalena dal passato turbolento che va a casa di Simone il fariseo per chiedere perdono a Gesù.

La conturbante Maddalena di Tiziano

La giovane piange pentita ai piedi del Redentore. Piedi che poi asciuga con i lunghi capelli e profuma con un unguento prezioso. Sul vasetto, che contiene l’unguento, raffigurato nell’opera, il pittore lascia la propria firma. Tiziano usa una pennellata densa e pastosa dalle tonalità calde, per descriverci nei minimi dettagli questa figura carica di femminilità. Dagli occhi colmi di lacrime cristalline, alla splendida chioma di capelli ramati, usati per celare una nudità estremamente erotica. Maddalena è decisa nella propria scelta di lasciarsi alle spalle il passato. Probabilmente posò per il pittore una qualche cortigiana veneziana, come molte ve ne furono nel Cinquecento. Quest’immagine, che racchiude al tempo stesso l’idea della peccatrice e della penitente, fu presa a modello da molte cortigiane pentitesi e convertite.

Il dipinto divenne quindi esempio di redenzione e ciò fu forse il motivo della gran fortuna che ebbe al suo tempo. Questa in particolare è la versione conservata a Palazzo Pitti di Firenze, nella Galleria Palatina. Una versione dalla qualità straordinaria che ci fa pensare possa essere uno dei prototipi più antichi di questa iconografia. Probabilmente fu dipinta da Tiziano a Venezia fra il 1533 e il 1535, su commissione di Francesco Maria della Rovere duca d’Urbino. Risale a Giorgio Vasari la più antica citazione dell’opera che, durante una sua visita nel 1548, descrisse alla corte di Urbino, nella collezione del duca Guidobaldo della Rovere. Un vero capolavoro di Tiziano che poi giunse a Firenze con l’eredità di Vittoria della Rovere nel 1631.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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