
Quest’opera rappresentò uno dei grandi successi del Salon Parigino del 1863 dove fu acquistata per la collezione personale di Napoleone III. L’imperatore dei francesi spese la somma di ben 20.000 franchi, una cifra molto alta per l’epoca. I Salon erano eventi espositivi a cadenza biennale in cui si esponeva quello che veniva considerato il meglio dell’arte uscita dalle accademie. Il pittore che realizzò questo dipinto, Alexandre Cabanel, fu molto apprezzato nel suo tempo. Esercitò una carica rilevante all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Parigi e nella gestione dei Salon stessi. Il successo di Cabanel fu dovuto al suo stile virtuoso, composto da una tecnica pittorica molto precisa e da tematiche prese dalla storia o dalla mitologia. Insomma un esempio perfetto dell’arte che piaceva al pubblico e alle istituzioni a metà del XIX secolo.
L’artista seppe mescolare uno stile vicino allo stimato Ingrès, uno dei maggiori esponenti della pittura neoclassica, con la pittura del XVIII secolo, generando una sorta di eclettismo apprezzato dal Secondo Impero di Napoleone III. L’opera piacque a tal punto che Cabanel firmò un contratto con l’importante casa di mercanti ed editori Goupil per stamparne molte copie, con la tecnica dell’incisione, da distribuire su larga scala, proprio come si fa oggi con i poster. Ma esattamente cosa abbiamo di fronte a noi? Si tratta di uno degli episodi della mitologia antica più famosi e rappresentati dagli artisti: la nascita di Venere. La dea della bellezza viene posata su una spiaggia dalla schiuma di mare mentre un gruppo di amorini le svolazzano intorno, alcuni suonando delle conchiglie. L’azzurro del cielo e del mare increspato contrastano con il rosa della morbida pelle di Venere che alza un braccio come se si stesse svegliando.
Due nudi, due reazioni diverse
Un tema di grande successo nel XIX secolo che fu per alcuni artisti l’alibi per rappresentare l’erotismo senza suscitare scandalo nel pubblico grazie al soggetto classico. La mitologia fu quindi la scappatoia per affrontare il nudo che nonostante sia idealizzato lascia trasparire sensualità e lussuria. Un fatto curioso per capire il gusto di pubblico, critica e istituzioni. Nello stesso anno in cui Cabanel presentò il dipinto, tanto acclamato, Edouard Manet, il pittore francese, provocatore di buona famiglia, espose la sua celebre Olympia, suscitando un enorme scandalo. Eppure il soggetto delle due tele è uguale. Una donna distesa nuda. Fece la differenza lo sguardo di tranquilla sicurezza con cui la donna rappresentata da Manet fissa noi spettatori. All’epoca fu considerato più provocante rispetto alla languida Venere di Cabanel.
C.C.