
L’opera che vedete qui racchiude una storia di riscatto e redenzione dai peccati e riguarda uno degli uomini religiosi più potenti di Spagna. Questo dipinto di Diego Velazquez fu realizzato verso il 1632 dopo il rientro dell’artista da un viaggio in Italia. Venne commissionato per il Convento di San Plácido a Madrid da Jerónimo de Villanueva che fondò quel convento nel 1623 e fu il braccio destro di molti nobili al potere, ricoprendo anche cariche istituzionali. Il potere di Villanueva era tale da consentirgli di commissionare un’opera niente meno che al pittore del re, Velázquez appunto, che all’epoca era già ben inserito a corte. Parlavamo di una storia di riscatto perché Villanueva fu implicato in un processo che lo accusò d’aver favorito in diversi affari i banchieri ebrei del Portogallo, molto odiati dalla corona spagnola.
Quindi la sua decisione di commissionare a Velazquez una crocifissione monumentale potrebbe essere intesa come il desiderio d’esprimere la propria innocenza. Ma anche la propria fedeltà ai reali di Spagna e alla religione cattolica. La cosa certa è che il risultato fu un capolavoro in cui la perfezione anatomica di Cristo e la sua carnagione pallida richiamano l’opera di artisti italiani dell’epoca, come Guido Reni. Velazquez ritorna però anche all’immagine dei crocifissi medievali in cui i chiodi erano quattro, due per le mani e due per i piedi. Dal Trecento in poi si usò rappresentare Cristo con un solo grosso chiodo che trapassa entrambi i piedi. Dalle ferite vediamo colare sangue in abbondanza. Una caratteristica un po’ macabra che identifica la devozione spagnola in maniera particolare e che ritroviamo nelle statue che ancora oggi sono portate in processione in molte città di Spagna.
Diego Velazquez crea una bellezza divina
Nonostante le ferite e la morte però il volto di Cristo sembra disteso e non mostra più gli spasmi del dolore. In maniera molto scrupolosa il pittore scrisse sulla targhetta in cima al crocifisso la frase “Gesù di Nazarteh Re dei Giudei” in tre lingue: ebraico, greco e latino. Il fondo scuro isola il crocifisso e lo trasforma in un’immagine di valore universale che va oltre lo spazio e il tempo. C’è una curiosità che riguarda il ciuffo di capelli che scende a coprire metà del volto di Cristo. Secondo alcuni sarebbe stato un espediente dell’artista che, irritato, lo realizzò per nascondere una parte del viso di cui non era per niente soddisfatto. Al di là delle leggende però Velazquez sicuramente qui ha saputo dare alla figura di Cristo una bellezza divina, serena e inafferrabile, rendendolo il più bello tra gli uomini.
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Velázquez. Catalogo della mostra, Mondadori Electa http://amzn.to/2wwbGTe
C.C.
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