
Solo in pochi sanno che il vero nome di Rogier van der Weyden è Rogelet de la Pasture, nato a Tournai, comune francofono del Belgio, intorno al 1399. Questo grande maestro conferì alle sue opere umanità e partecipazione, trasmettendo i sentimenti più disparati, ma sempre in modo composto e dignitoso. La deposizione fu dipinta su commissione della confraternita dei balestrieri per la chiesa di Notre-Dame a Lovanio, città al centro del Belgio. Le due minuscole balestre che pendono all’interno dei due motivi lignei agli angoli esterni del pannello indicano proprio i committenti. Molto curiosa è la forma dell’opera a T rovesciata, dovuta al fatto che non abbiamo la consueta spartizione in tre pannelli distinti, tipica dei cosiddetti “trittici”.
Lo spazio qui è unitario e le figure sono sapientemente distribuite al suo interno. Van der Weyden infatti non tolse solo la separazione in scomparti, ma usò al meglio le possibilità date da una superficie unitaria così ampia e articolata. Non a caso il corpo di Gesù e la Madonna svenuta sono collocati in orizzontale, cosa che sarebbe stata impossibile in un trittico. La figura della Maddalena all’estrema destra sembra assecondare con il corpo i contorni dell’opera e lo stesso vale per san Giovanni sul lato opposto. Il dipinto è inserito in un ambiente particolarmente stretto le cui pareti laterali sono visibili verso gli angoli. La parte centrale dell’opera è più alta e permette di collocare un’altra figura in profondità dietro alla Croce.
L’analisi della scena
In origine questo grande dipinto era munito di sportelli che permettevano la chiusura o apertura dell’immagine principale a seconda delle festività religiose. Al centro della tavola spicca la figura di Gesù, rappresentato con un corpo bellissimo e intatto, privo dei segni inflitti dalla tortura. La sofferenza traspare solo nel volto segnato dalle ferite provocate dalla corona di spine, e nel taglio sul fianco da cui il sangue scorre verso la gamba e sotto al perizoma. Gesù viene sorretto da tre uomini: un vecchio con la barba, probabilmente Nicodemo, discepolo di Gesù. Un giovane servo sulla scala con in mano due lunghi chiodi macchiati di sangue. Un uomo riccamente vestito, forse Giuseppe d’Arimatea, che donò a Gesù la propria tomba.
Completano la scena, a destra la Maddalena con un altro servo, e a sinistra Maria sorretta da San Giovanni Evangelista e dalle due sorellastre. Maria Salomè con la mano portata al volto e Maria di Clèofa. Nonostante un certo rigore religioso, l’opera riesce a trasmetterci tutti i sentimenti e la drammaticità delle emozioni di uno dei momenti più toccanti della storia di Gesù.
C.C.