Capostipite della scuola veneziana e uno dei più grandi e influenti artisti del rinascimento, Giovanni Bellini rese Venezia una città in grado di rivaleggiare con Firenze e Roma, in quanto a importanza artistica. Un innovatore per quanto riguarda la scelta dei soggetti e le tecniche utilizzate. Giovanni proveniva da un’importante famiglia di pittori. Suo padre Jacopo fu a capo della bottega di famiglia fino alla morte avvenuta intorno al 1470. Il fratello Gentile, era molto apprezzato per le grandi tele che realizzò per sedi pubbliche, e frequentò la corte del sultano a Costantinopoli tra il 1478 e il 1481.
Probabilmente Giovanni fu istruito dal padre, ma la maggiore influenza negli anni della sua formazione venne dal cognato Mantegna. Un’altra figura che influì sulla sua opera fu Antonello da Messina che si trovò a Venezia tra il 1475 e il 1476. Bellini ne ammirò l’abilità nella nuova tecnica della pittura a olio. Bellini eseguì splendidi ritratti e alcuni dipinti allegorici e mitologici, dipinse anche scene della storia di Venezia per il Palazzo dei Dogi. Ma rimase soprattutto un pittore di scene religiose e il suo soggetto più tipico fu la Madonna col bambino e solo Raffaello lo raggiunse per varietà e qualità del soggetto.
Un altro soggetto amato da Giovanni è quello del Cristo morto, che ben si addiceva a rendere la combinazione di gravità e tenerezza nella quale eccelleva. Raramente affrontò soggetti con una forte componente narrativa, perché il suo interesse era rivolto più alla resa dell’atmosfera che all’azione. La scelta anticonformista dei soggetti rese Bellini uno dei pittori più originali del suo tempo. Seppe unire paesaggi pieni di poesia e allegorie al classico repertorio di episodi religiosi. Inoltre abbandonò la tradizionale tecnica della tempera all’uovo per dipingere ad olio e fu uno dei primi artisti italiani a farlo.

A dispetto della sua fama, la carriera di Giovanni è poco documentata. Pare che abbia vissuto una vita dedicata esclusivamente alla pittura, forse senza nemmeno mai uscire dal Veneto, e le informazioni biografiche che lo riguardano sono solo frammentarie. Pochi dipinti di Giovanni sono datati o databili in modo convincente, con prove documentarie. Perciò la sua evoluzione stilistica si può seguire per linee generali più che in dettaglio. Sappiamo che nell’arco di 50 anni il suo stile si evolse da un rigido linearismo a una morbida compostezza classica. Bellini fondò anche un’importante bottega i cui allievi principali furono Giorgione e Tiziano. Come era uso a quei tempi, il maestro firmava tutti i lavori realizzati nella bottega. Oggi si distinguono i dipinti di bellini da quelli degli allievi, ma all’epoca venivano tutti valutati come l’opera del maestro.

Fino alla fine della sua lunga vita continuò ad assorbire nuove idee. All’anno prima della sua morte, avvenuta nel 1516, risale l’onirico Donna allo specchio, molto influenzato dall’opera di Giorgione, molto più giovane di lui. In questa bellissima opera, il volto dai lineamenti idealizzati e il paesaggio sullo sfondo possono ricordare i dipinti religiosi dell’artista. Ma il fine del dipinto non è creare un oggetto di devozione; si tratta di un nudo che offre un ideale profano di bellezza femminile. Bellini rimase comunque sempre sé stesso, assimilando idee e fondendole in una sintesi armoniosa.
Una curiosità: l’Orazione nell’orto è la prima opera nella pittura italiana in ci viene riprodotta la luce dell’aurora. L’uso che fece Bellini del rosa pallido ispirò il nome del cocktail a base di prosecco, chiamato per l’appunto “Bellini”.
Bellini può essere chiamato la primavera del Mondo della pittura
Marco Boschini
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C.C.