
Lui, Lucio Fontana, è sicuramente noto ai più come “quello dei buchi e dei tagli nella tela” ma ovviamente è molto di più. Con la sua straordinaria ricerca spazialista ha permesso il superamento della concezione classica di scultura e pittura. L’artista infatti aggiunse, come materia prima dell’opera, lo spazio reale. Questo principio sta alla base del movimento dello Spazialismo che egli stesso fondò. Fontana nacque nel 1899 in Argentina, da genitori italiani e a partire dagli anni Trenta si trasferì a Milano, unendosi ai primi astrattisti ed entrando a far parte del gruppo internazionale di artisti chiamato “Abstraction-Création”. Durante la seconda guerra mondiale tornò in Argentina, per poi rientrare a Milano una volta concluso il conflitto e nel 1946, come anticipato, fondò a Milano il movimento dello Spazialismo. Nel 1949 realizzò il primo dei suoi Ambienti spaziali e diede vita alle prime opere con i buchi.
La serie più famosa realizzata da Fontana è sicuramente quella composta dai Concetti spaziali di cui l’opera che avete qui fa parte. Fontana con un gesto semplice e violento sfonda la tela e va oltre il confine del campo pittorico. Il concetto spaziale è un’opera che mette in discussione la bidimensionalità dello spazio pittorico mostrandoci che è solo una superficie in cui ogni rappresentazione è virtuale e illusoria. Realizzando un gesto diretto e fulmineo l’artista buca la tela con una lama affilata, distribuendo questi segni su tutta l’opera e aprendo la via alla terza dimensione. Una serie di fotografie dell’epoca testimoniano come Fontana, prima di passare all’azione, si concentrasse intensamente davanti alla tela.
Conta l’idea. Basta un taglio secondo Lucio Fontana
Questo tipo di azione artistica ha avuto diverse interpretazioni. Alcuni credono che si tratti di uno sfregio provocatorio, altri propendono per una metafora sessuale e altri ancora ci vedono un gesto “zen”. Ma al di là di tutte le ipotesi resta l’arte di un maestro dell’avanguardia. Fontana stesso era solito dire: “Conta l’idea. Basta un taglio”. Una curiosità: anche le parti posteriori delle tele di Fontana sono decisamene originali. Oltre alla firma, al titolo e alle toppe nere incollate dietro ai buchi e alle fenditure, c’è in ogni opera una breve frase sempre diversa. Questo perché già all’epoca della loro realizzazione queste opere venivano falsificate e le frasi, casuali, ironiche e curiose, aggiungevano un ulteriore elemento di autenticità. Ecco quindi che possiamo trovare dietro alle tele di Fontana scritte del tipo: “Il primo giugno non è il primo maggio”, “Credo che bisogna cambiare la caldaia”, “Io sono un santo”.
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui