
La morte ha da sempre avuto una grande attrattiva per gli artisti che nel corso della storia dell’arte hanno cercato di rappresentarla nelle forme e negli aspetti più disparati. Dalla cosiddetta “danza macabra” medievale in cui si dipingevano vivi e morti intenti a ballare insieme, o il tema del Cavaliere dell’Apocalisse portatore di distruzione, fino a quello della resurrezione dei defunti. In quest’opera del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio, protagonista è il trionfo della morte sulle cose banali e materiali della vita, simboleggiato da un grande esercito di scheletri che letteralmente rade al suolo ogni cosa.
Sullo sfondo possiamo vedere un arido paesaggio in cui scorgiamo incendi, scontri e scene di distruzione. In primo piano, al centro del dipinto, la scheletrica morte con la falce tra le mani, a cavallo di un magrissimo destriero, conduce il suo esercito alla distruzione del mondo dei vivi. Questi ultimi sono spinti con violenza all’interno di un’enorme bara, alla nostra destra, senza nessuna speranza di salvezza. Tutte le istituzioni dell’epoca sono incluse in questa composizione e né il potere né la devozione le può salvare. Ecco quindi in basso a sinistra, un imperatore a cui uno scheletro mostra una clessidra, simbolo della fine del suo tempo. A destra dell’imperatore un prete di spalle si sente mancare e viene sorretto da uno scheletro con un cappello da cardinale.
Il trionfo dellla morte secondo Pieter Bruegel il Vecchio
Alcune persone tentano di lottare contro il loro destino, mentre altri sembrano più rassegnati all’imminente fine. Solo una coppia di amanti, in basso a destra, simbolo di peccato e lussuria, sembra completamente estranea a ciò che avviene intorno e al destino che dovrà inesorabilmente patire. Bruegel dà all’intera opera un tono bruno-rossastro che conferisce alla scena un significativo aspetto infernale. Si coglie in tutto ciò un riferimento dell’artista alla difficile situazione politica e sociale di quegli anni, caratterizzati da guerre e pestilenze. Un dipinto ricchissimo di dettagli e che al di là di questa breve guida merita un’osservazione attenta. La gran quantità di scenette moraleggianti presenti nel dipinto, con gli scheletri che puniscono i vizi dei vivi, sono sicuramente influenzate da un altro artista che con il macabro e il bizzarro ebbe molto a che fare: Hieronymus Bosch.
Una curiosità: l’opera ha ispirato in tempi moderni, scrittori, musicisti e illustratori. Viene infatti citata nell’albo numero 315 del fumetto italiano Dylan Dog e dà il titolo al prologo del romanzo Underworld dell’autore americano Don DeLillo. Una parte del dipinto inoltre è stato reinterpretato in chiave fumettistica per la copertina dell’album The Concreteness of Failure della band metal italiana Mothercare.
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C.C.
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