
Non c’è dubbio: René Magritte è il pittore che riesce sempre a stranire e a sorprendere lo spettatore. Non a caso, insieme a Paul Delvaux, è ritenuto il maggiore esponente del surrealismo in Belgio. Il surrealismo, a cui quest’opera fa riferimento, fu un movimento culturale che all’inizio del XX secolo coinvolse tutte le arti, i cui temi centrali furono l’inconscio, il sogno, il delirio e l’allucinazione. Magritte rimase sempre fedele al surrealismo, utilizzando un repertorio di immagini ossessive che appaiono in contesti ordinari ma assurdi. Ad esempio sono comuni nelle opere del pittore belga montagne che fluttuano nell’aria o pesci con braccia umane. Ampiamente sfruttate inoltre sono le ambiguità tra gli oggetti reali e la loro rappresentazione o le contrapposizioni come ad esempio scene notturne sotto cieli assolati.
René Magritte, il segreto del corteggiamento
L’opera che vedete qui fu realizzata dall’artista nel 1927 quando si trasferì per qualche anno nei pressi di Parigi per poter partecipare al movimento surrealista francese. Magritte fu sempre infastidito da chi pretendeva spiegazioni riguardo al contenuto delle sue opere, preferendo mantenere il mistero intorno ad esse, sostenendo che erano semplicemente l’espressione di sogni o nevrosi personali. Forse proprio questi due aspetti sono alla base del significato di questo dipinto in cui anche il titolo, “il segreto del corteggiamento” pare non aver alcun senso. Protagoniste della composizione sono delle sagome bianche e irregolari disposte su un pavimento violaceo. Ma ciò che attira la nostra attenzione è al centro del dipinto. Potrebbe essere una ciminiera oppure la canna di una pistola, non si capisce con certezza e questo non fa altro che aumentare il mistero.
Forse quest’opera enigmatica riprende alcuni degli interessi e delle esperienze del pittore, come il suo amore per il cinema o la sua ammirazione per le avventure di Fantomas, personaggio immaginario di romanzi e film, seguito con gioia dagli artisti dell’epoca. Da un altro punto di vista questa tela potrebbe anche racchiudere il ricordo della tragedia personale che visse Magritte nel 1912, quando, appena adolescente, sua madre si suicidò gettandosi in un fiume. L’artista seppe sempre coniugare immaginazione, spontaneità e senso dell’umorismo, producendo opere ispirate fino alla fine dei suoi giorni. James Thrall Soby, storico dell’arte americano sottolineò come nei dipinti di Magritte tutto sembri appropriato a un primo sguardo. Ma poi improvvisamente ci accorgiamo che qualcosa non torna e che gli oggetti, i luoghi e le persone così accostate non hanno apparentemente nessun senso. Anche questo è il mistero del surrealismo.
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Il mistero dell’esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte http://amzn.to/2vhaq1N
C.C.
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