Salvador Dalì, Metamorfosi di Narciso

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Salvador Dalì, Metamorfosi di Narciso
Salvador Dalì, Metamorfosi di Narciso

Questa interpretazione del mito greco di Narciso è opera del visionario artista spagnolo Salvador Dalì. Narciso era un giovane di grande bellezza che riusciva ad amare solo sé stesso e così facendo spezzava il cuore a molti amanti, uomini e donne. Gli dei decisero allora di punirlo, mostrandogli la sua immagine riflessa in uno stagno. Innamorato della figura specchiata nell’acqua, quando Narciso scoprì che non poteva abbracciarsi e baciarsi, si uccise per la frustrazione. Nel luogo dove morì germogliarono i primi narcisi, fiori dall’inebriante profumo. In quest’opera Dalì, il principe del surrealismo, scelse di rappresentare con un effetto allucinatorio la trasformazione di Narciso. Da figura in ginocchio a sinistra nello stagno, a fiore che spunta dall’uovo tenuto a destra da una mano gigante.

Nel paesaggio roccioso che fa da sfondo, spicca a destra una statua di Narciso su un piedistallo che ci mostra com’era il giovane prima della sua trasformazione. La metamorfosi del mito si svolge davanti ai nostri occhi. Lo vediamo nell’immagine di Narciso che è improvvisamente trasformato in una mano che si alza dal suo stesso riflesso. Questa mano trattiene con la punta delle dita un uovo o un seme da cui nascerà il fiore. L’artista creò l’opera per coinvolgere lo spettatore nella metamorfosi del protagonista facendo in modo che, per chi osserva il dipinto, Narciso svanisse a poco a poco, fino ad arrivare alla sua massima trasformazione.

Salvador Dalì e il surrealismo

Il surrealismo, a cui l’opera fa riferimento, fu un movimento culturale che all’inizio del XX secolo coinvolse tutte le arti, ponendo al centro della sua poetica l’inconscio, il sogno, il delirio e l’allucinazione. L’allucinazione data dalle immagini doppie simili, ma con significati diversi affascinò sempre moltissimo Dalì. Questo è il primo dipinto dell’artista a essere realizzato con il metodo cosiddetto “paranoico-critico”, che il pittore descrisse come un metodo spontaneo di creazione irrazionale, basato sull’associazione di elementi, immagini e forme apparentemente senza senso.

Una curiosità. Quando Dalì incontrò Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, a Londra nel 1938, porto con sé due cose: la foto di questo dipinto come esempio del proprio lavoro e una rivista contenente un articolo che Freud aveva scritto sulla paranoia. Il giorno seguente lo psicologo scrisse al giornalista che li aveva presentati…

Fino ad ora ero incline a considerare i surrealisti come folli al 100%. Questo giovane spagnolo, con i suoi occhi ingenui e la sua innegabile maestria tecnica, mi ha suggerito un diverso giudizio. In effetti, sarebbe molto interessante esplorare analiticamente la creazione di tali dipinti.

Continua l’esplorazione …

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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