Jean Arp, oggetti posti secondo le leggi del caso

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Jean Arp, oggetti posti secondo le leggi del caso

Non c’è che dire, Jean Arp fu un artista dalle molte vite, ma sicuramente va ricordato come uno dei fondatori del movimento dada che dalla città di Zurigo, in Svizzera, sconvolse il mondo dell’arte. I dadaisti rifiutarono il decorativismo e le espressioni artistiche convenzionali, sperimentando strumenti e tecniche nuove come il “collage” o i “ready-made” cioè oggetti d’uso comune elevati a opere d’arte. Il dadaismo disprezzava tutte le forme d’espressione artistica convenzionali, rifiutava le ideologie politiche, allontanando la ragione e la logica e ricercava sempre la stravaganza, la derisione e l’umorismo. Gli artisti dada erano intenzionalmente sfrontati ed eccentrici, ricercavano la libertà di creazione e la casualità, per questo usavano tutti i materiali e le forme a loro disponibili.

La casualità al centro del lavoro di Jean Arp

E proprio la casualità è stata una parte fondamentale del lavoro di Jean Arp a partire dalla creazione del primo gruppo dadaista di Zurigo durante la prima guerra mondiale. A differenza di Tristan Tzara poeta dada e ideologo, Arp non vide la casualità come un semplice fenomeno. Per lui la casualità era legge della creazione a cui sottostare per produrre opere d’arte. Secondo l’artista si doveva accettare ciò che egli definiva “la legge del caso” e la sua idea era quella di lavorare nello stesso modo in cui la natura genera le sue forme. La ricerca di Arp è quindi elementare e spontanea, di modo che le sue opere d’arte costituiscano una realtà e non un’imitazione. Questo è un concetto che lo avrebbe avvicinato al surrealismo a partire dal 1925.

Il surrealismo fu un movimento culturale che dava piena libertà ai sogni e al subconscio. Nacque prima in letteratura e in poesia e fu poi alla ricerca di modi per applicare gli stessi principi in scultura e pittura. Arp, come membro di questa corrente, ci riuscì perfettamente e l’opera che avete di fronte costituisce proprio un documento del suo primo periodo surrealista. Per questa scultura l’artista ha collocato in modo casuale alcuni pezzi di legno dalle forme stondate, utilizzando un metodo che lui stesso ha descritto con queste parole.

Mi lascio trasportare dall’opera d’arte che viene così prodotta, e ho fiducia in essa. Le forme possono essere piacevoli o strane, ostili o inspiegabili, mute o sonnolenti. Esse creano loro stesse, mentre a me sembra solamente di muovere le mani.

Una curiosità: l’artista, a partire dagli anni Cinquanta, vinse molti premi tra cui quello Internazionale di Scultura alla Biennale di Venezia. Inoltre gli venne commissionato un rilievo per il palazzo dell’Unesco a Parigi.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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