
Il pittore spagnolo Joan Mirò si trasferì a Parigi nel 1919 e fu accolto con entusiasmo nel gruppo surrealista quando si costituì ufficialmente nel 1924. Il leader del gruppo, il poeta André Breton, scrisse a riguardo:
L’ingresso tumultuoso di Mirò segna una tappa importante nello sviluppo dell’arte surrealista.
L’entusiasmo di Breton può essere spiegato per il fatto che la pittura di questo artista era molto diversa da quella degli altri surrealisti come Ernst, Magritte e Dalì. Mirò infatti era molto più spontaneo nella sua libera associazione di forme e colori, corrispondendo più strettamente all’ideale surrealista di un’arte libera, proveniente dall’inconscio. Pittura fa parte di una vasta serie di opere realizzate da Miró fra il 1924 e il 1927 che sono spesso denominate “quadri automatici”, “dipinti sogno” o “pitture-poesie”. Con i loro campi di colore animati da simboli semi-astratti, hanno rappresentato un chiaro allontanamento dallo stile figurativo dei primi lavori di Miró.
Joan Miró, Pittura
L’opera è costituita da un fondo blu ceruleo molto saturo dipinto a tempera. Anche se i dettagli sono realizzati ad olio, la vernice blu a base d’acqua scelta per lo sfondo appare in altre opere dell’artista e potrebbe essere la stessa pittura comunemente usata per dipingere le case in Spagna e Portogallo. Sopra questa superficie monocroma molto luminosa sono disposte diverse forme irregolari. La più importante di queste è una forma bianca sulla sinistra che sembra fluttuare, dipinta con pennellate irregolari e trasparenti che lasciano intravedere l’azzurro del fondo. Linee nere sinuose ed elementi più piccoli, rossi, verdi, gialli e marroni ci suggeriscono diverse forme. Un seno appare in alto al centro e in basso a destra dove il capezzolo di quest’ultimo è quasi racchiuso da una macchia marrone scuro. Sulla destra, piccoli cerchi con linee penzolanti possono suggerire dei palloni aerostatici.
Il pittore stesso, anche se in generale riluttante a descrivere il significato delle sue opere, identificò la figura bianca a sinistra come quella di un cavallo. Miró fu presto associato all’emergente movimento surrealista il cui manifesto sostenne la pratica del cosiddetto “automatismo psichico allo stato puro”, in parole povere un sistema creativo che pescava direttamente dalle parti più nascoste della mente umana. Pensate che l’artista giunse ad ispirarsi ad allucinazioni indotte dalla fame e dal digiuno forzato, liberando i movimenti del suo pennello da qualsiasi controllo razionale.
Miró nel 1948 disse:
Per me una forma non è mai qualcosa di astratto; è sempre il segno di qualcosa.
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C.C.
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