Piero Manzoni, Achrome

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Piero Manzoni, Achrome
Piero Manzoni, Achrome

Si può in tutta sicurezza affermare che Piero Manzoni è stato uno dei più importanti artisti del Novecento, purtroppo spesso incompreso e poco apprezzato nel suo paese natale, l’Italia. Piero Manzoni superò l’arte come fino ad allora era stata concepita, abbandonando forme, colori e addirittura l’intervento fisico dell’artista. Infatti, mentre negli Stati Uniti Jackson Pollock poneva l’azione al centro dell’arte, Manzoni arrivò a ridurre al minimo anche lo sforzo creativo dell’artista, esprimendo concetti potenti e giungendo all’essenza della materia.

L’opera che vedete qui è una superficie monocromatica di un metro quadrato realizzata con caolino, un’argilla bianca, e della comunissima tela. In particolare l’artista impregnò questo quadrato di tela immergendolo nel caolino, argilla normalmente utilizzata per la fabbricazione di porcellane. La superficie ruvida rivela le pieghe e le rughe formate dalla tela, afflosciata sotto il peso dell’argilla bagnata e indurita in grinze rigide e irregolari. La totale assenza di colore permette allo spettatore di concentrare tutta l’attenzione sulle qualità materiali della superficie dell’oggetto.

Piero Manzoni e i suoi celebri Achrome

L’opera fu realizzata da Manzoni nel 1958, mentre viveva a Milano. L’artista coniò il termine “Achrome” per indicare l’assenza di colore o per definire il non-colore. Il suo obiettivo non fu quello di ottenere un bianco puro, ma piuttosto una totale assenza di colore. Questa tela fa parte di una serie di creazioni tutte bianche che Manzoni continuò a realizzare dal 1957 fino alla sua morte prematura avvenuta nel 1963. In seguito gli Achrome furono realizzati con materiali incolori come il cotone, il feltro, la fibra di vetro e il polistirolo.

Ma qual era l’obiettivo dell’artista nel realizzare un’opera per certi versi così estrema? Manzoni volle liberare la pittura da qualsiasi contenuto narrativo, e per fare ciò decise di rimuovere il colore dalle sue opere. L’assenza di colore e le tecniche di lavoro eliminarono la necessità di qualsiasi gesto o azione da parte dell’artista. Ciò permise a Manzoni di raggiungere il suo obiettivo nel creare un’opera d’arte in cui l’unico contenuto è la materia.

Nel gennaio 1960 scrisse un testo in cui formulò il suo intento:

La mia intenzione è di presentare una superficie completamente bianca al di là di tutti i fenomeni pittorici. Una superficie bianca che non è né un paesaggio polare, né un oggetto evocativo o bello, e neppure una sensazione, un simbolo o qualsiasi altra cosa: ma una superficie bianca, che non è altro che una superficie incolore e che molto semplicemente è.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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