Giovan Battista Tiepolo nasce a Venezia, nella parrocchia di S. Pietro in Castello, nel marzo del 1696, da famiglia di modeste origini, ma in buone relazioni col patriziato della città. Il padre Domenico, mercante e comproprietario di un vascello, muore l’anno successivo lasciando la moglie Orsetta e i cinque figli con un discreto patrimonio. Giovan Battista, da ragazzo, lavora presso lo studio di Gregorio Lazzarini, pittore modesto ma ben considerato nell’ambiente veneziano, dal quale riceve un’impostazione orientata nel senso del decorativismo aulico, corretta, ma limitata e accademica. L’esigenza di rendersi indipendente si manifesta presto nel giovane allievo, probabilmente già verso i diciotto anni.

Il 12 novembre 1719 il pittore sposa Cecilia Guardi, sorella dei pittori Antonio, Francesco e Niccolò, la quale gli darà ben nove figli. In questo periodo l’artista lavora ai sui primi affreschi, nella chiesa degli Scalzi e a Palazzo Sandi. Con questi lavori inizia l’importante e lunga collaborazione con Girolamo Mengozzi-Colonna, abile tecnico della prospettiva. L’opera di Giovan Battista Tiepolo diventa presto l’emblema della pittura veneziana rococò. I suoi dipinti popolati di angeli e dei sono leggeri e ariosi, ricchi di magnifici dettagli. Dai piccoli putti che dondolano i piedi oltre una cornice dipinta, all’allegoria del Tempo che si erge senza peso su una nuvola. Questi dettagli freschi e fantasiosi, la forza del disegno e la riproduzione di luci e ombre, conferiscono alle opere di Tiepolo un fascino indiscusso.
Tiepolo emblema della pittura veneziana rococò
Dal punto di vista stilistico, con il passare del tempo, Tiepolo schiarisce la tavolozza, riscoprendo una luminosità viva e vibrante di spazi aperti e aerei. È già evidente nel giovane maestro la volontà di rifarsi alla grande tradizione veneziana, soprattutto a Paolo Veronese, suo primo e costante ispiratore. Da Veronese, Tiepolo prese principalmente i motivi decorativi e lo spirito giocoso. Il decennio 1740-50 segna la maturità dell’artista che realizza un gran numero di opere fra le sue più importanti. Lavora anche alla decorazione di numerosi palazzi veneziani, a diverse pale d’altare e ad alcuni dei suoi rari ritratti.

Verso la fine del 1750 Tiepolo parte per Wurzburg, capitale della Franconia, chiamato dal principe-vescovo Carlo Filippo von Greiffenklau a decorare la sua nuova residenza, costruita dall’architetto boemo Baldassarre Neumann. Sono con il pittore i figli Gian Domenico e Lorenzo che apprendono così l’attività paterna. Gian Domenico, il più grande, parteciperà ai lavori. A Wurzburg Tiepolo realizza un grande complesso decorativo che costituisce forse la punta massima della sua arte. Poco dopo il suo rientro a Venezia, viene nominato presidente dell’Accademia di Padova. Sono gli anni delle ultime grandi opere in Italia: la decorazione di una serie di stanze a Villa Valmarana, vicino Vicenza, con scene tratte da Omero, Virgilio, Ariosto e Tasso. E l’enorme soffitto della sala da ballo a Villa Pisani a Strà, vicino a Padova, iniziato nel 1760.

Gli ultimi lavori in Spagna
Tiepolo, invitato nel 1761 da re Carlo III di Spagna a decorare il nuovo Palazzo Reale, parte per Madrid nell’aprile del 1762, accompagnato da Gian Domenico e da Lorenzo. Il pittore, ormai settantenne, si ferma al servizio del re, ma i suoi ultimi anni sono offuscati dall’ostilità nutrita nei suoi confronti dagli ambienti di corte, nonostante la benevolenza del sovrano. Una leggenda lo vuole rivale di Mengs, artista anch’egli all’epoca alla corte di Madrid. L’aneddoto che vede Mengs così geloso di Tiepolo da assoldare dei sicari per bastonarlo è molto improbabile. Si dice che si fosse nascosto dietro un albero per osservare l’aggressione e che si ferì cadendo, al che il suo rivale, con la bontà d’animo che lo caratterizzava, lo soccorse tempestivamente.
Al di là dei racconti fantasiosi, sappiamo che la morte colse improvvisamente il pittore il 27 marzo 1770, mentre era ancora al lavoro su alcune committenze. Tiepolo viene oggi ricordato come l’ultimo astro della pittura manierista veneziana. Nel XIX secolo le sue opere, giudicate troppo zuccherose ed elaborate per il gusto contemporaneo, furono duramente criticate. In anni più recenti tuttavia l’inventiva teatrale di Tiepolo e la tavolozza limpida hanno trovato un pubblico decisamente più favorevole.
Tiepolo conferì ai suoi affreschi una potenza solare e gioiosa senza paragoni.
Luigi Lanzi
C.C.