
Il suono di un campanello segna il principio di un incontro magico e subito è alta la trepidazione tra gli astanti. Non si tratta di una funzione religiosa, eppure ugualmente quelli che vengono riproposti sono gesti ancestrali, degni di un vero e proprio rito. Occhi di vetro incastonati in sculture lignee, non sono quelli di santi, ma semplicemente quelli delle teste dei burattini che ancora, a distanza di secoli dalla loro creazione, si rianimano incarnando gesta epiche rivivendo mirabolanti avventure con il pubblico odierno. Non è azzardato il paragone tra questo teatro povero, elementare, che affronta oggi una lotta impari con le altre più moderne forme di comunicazione, e il rito. “Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine”, ecco, citando Battiato, si riesce forse a sintetizzare il fenomeno dei burattini.

Le origini antichissime di marionette e burattini
D’altra parte burattini e marionette hanno origini antichissime. Già nell’Antico Egitto e nell’Antica Grecia il popolo, all’interno dei templi, subiva la fascinazione di idoli giganteschi mossi da sapienti sacerdoti che, ben celati, li animavano infilando mani e tirando corde. Poi l’uomo, con i propri gesti e la parola, prende sempre più coscienza di sé stesso, la narrazione si stacca dalla religione, si mette in contrapposizione ad essa, e più in generale al potere costituito, attraverso la satira. Nasce il teatro. Anche le figure continuano inesorabili a raccontare e a raccontarsi con quello che oggi noi definiamo teatro di figura. Si tratta di quella particolare arte teatrale che utilizza oggetti al posto degli attori, nel nostro caso burattini, ma esistono anche marionette, pupi, ombre, pupazzi.

Il teatro di figura oggi
Oggi il teatro di figura può essere anche digitale, prendendo forma dalle esperienze cinematografiche dello stop-motion. Per quello che concerne l’Occidente, e nello specifico l’Italia del nord, l’uso teatrale di fantocci animati è stato rappresentato in modo particolare da marionette e burattini, figure le cui denominazioni fin dalle origini si sono intrecciate, causando una sovrapposizione dei termini che ha finito per rendere i due vocaboli interscambiabili. Si rende necessario quindi dover chiarire ancora una volta la differenza tra burattino e marionetta.
Entrambi riproducono prevalentemente figure antropomorfe. Mentre il burattino, mosso dal basso verso l’alto con il proprio vestito che ricopre la mano dell’animatore come un guanto è di origine popolare e si limita a restituire in scena una caricatura dell’uomo, la marionetta, di origine nobile, mossa dall’alto verso il basso, esige un movimento più complesso e meno immediato, dalle sue estremità partono infatti molteplici fili che, collegati ad una croce di legno, rendono perfette le sue movenze, tanto da dare l’illusione di trovarsi davanti a una persona vera.

Riccardo Pazzaglia
Laureato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, si definisce burattinaio per vocazione. Scenografo, scultore di burattini e autore di testi teatrali e del volume Burattini a Bologna edito da Minerva. Fondatore e direttore artistico di burattiniabologna.it