Oggi vi parlo di un film appassionante che ci raccontata una battaglia legale durata decenni che ha il sapore del riscatto. Woman in gold, film diretto nel 2015 dal regista inglese Simon Curtis e interpretato dall’attrice premio Oscar Helen Mirren è tratto da una storia vera i cui ingredienti sono l’arte, la guerra e l’Olocausto. La “donna in oro” del titolo si riferisce a un celebre quadro del pittore austriaco Gustav Klimt, che in realtà si chiama Ritratto di Adele Bloch-Bauer I. Lei fu una delle muse e mecenate del famosissimo pittore padre del movimento artistico chiamato Secessione Viennese. Qui la sua storia.
Adele e Ferdinand Bloch-Bauer fecero parte di una ricca famiglia ebrea che possedeva un’importante raffineria di zucchero. Marito e moglie era appassionati d’arte: il loro salotto era frequentato da compositori come Gustav Mahler, Richard Strauss e da pittori come Klimt. Proprio da questa coppia di mecenati e dalle nefaste conseguenze della seconda guerra mondiale, si dipana la storia raccontata nel film.
La trama in poche righe
Siamo alla fine degli anni Novanta, Maria Altman è la nipote di Adele, ormai ultraottantenne. Come tutta la sua famiglia fu costretta a scappare dai nazisti che sequestrarono tutti i beni tra cui anche il dipinto di Klimt. Maria giunse con il marito, cantante lirico, negli Stati Uniti, dove nel 1945 divenne cittadina americana. Nello stesso anno morì lo zio Ferdinand, che lasciò la sua eredità a lei e agli altri nipoti. In realtà però Ferdinand non possedeva più nulla: la collezione di quadri si era dispersa fra diversi privati tra cui gli stessi Hitler e Goering.
Le opere di Klimt giunsero poi alla Galleria del Belvedere, noto museo viennese, apparentemente per volontà testamentaria della stessa Adele. A guerra finita la famiglia Bloch-Bauer cercò di ottenere dalle autorità austriache, senza risultato, le carte con la volontà di Adele di destinare i quadri alla Galleria Belvedere. Arriviamo così alla fine degli anni Novanta quando l’Austria arriva ad approvare una legge per la restituzione delle opere d’arte sequestrate dai nazisti. Avendo quindi accesso a documenti fino a quel momento secretati, un giornalista austriaco scopre che alla morte della moglie, Ferdinand non aveva mai dato disposizione di donare i quadri al museo. Così nel 1999 Maria Altman inizia la sua battaglia legale contro l’Austria, arrivando fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti per cercare di riottenere ciò che le spetta.
L’opinione su Woman in gold
La storia che ispira questo film è una delle più incredibili tra quelle riguardanti l’arte e la seconda guerra mondiale. Gli attori, Helen Mirren, Ryan Reynolds, Katie Holmes e Daniel Brühl, sono particolarmente ispirati e sostengono una regia all’altezza. In una serie di flashback sapientemente distribuiti durante il film, Maria Altmann ricorda l’arrivo delle forze naziste a Vienna e la successiva persecuzione della comunità ebraica. Una narrazione parallela che mette a confronto passato e presente, soprusi e la ricerca della giustizia. Se il tema dell’Olocausto è sempre spinoso da affrontare, anche al cinema, in questa storia è però inevitabile e doveroso farlo.
Il regista però non punta tanto l’indice sui nazisti, bensì sulla molta popolazione civile che nella Vienna dell’epoca si limitò a osservare, spesso con benevolenza, le violenze e i soprusi contro gli ebrei. Oltre a tutto ciò c’è l’arte con la storia di una straordinaria mecenate, Adele, e di un altrettanto straordinario artista, Klimt: in questo modo comprendiamo quante storie possono celarsi dietro ai dipinti intrecciando i più svariati temi. Un film che consiglio a chi ama la storia, l’arte e la giustizia e naturalmente per non dimenticare l’Olocausto e tutte le sue nefaste conseguenze.
Continua l’esplorazione
La scheda sul Woman in gold www.imdb.com/title/tt2404425/
C.C.