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Edward Hopper, Nottambuli

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Edward Hopper, Nottambuli
Edward Hopper, Nottambuli
Edward Hopper, Nottambuli

In Nottambuli troviamo tutti gli elementi dell’arte di Edward Hopper, condensati in quello che forse è il suo capolavoro. Tutto si volge in un perfetto scenario, quasi teatrale, composto da forme curve accentuate da una facciata Art Déco e da un’illuminazione obliqua. Un’insegna reca scritto Phillies, si tratta della pubblicità di una popolare ed economica marca americana di sigari venduta nei supermercati e nelle stazioni di servizio. Abbiamo quindi davanti a noi un locale per nulla esclusivo con all’interno un gruppo di figure isolate. Sono i nottambuli, inondati da un fascio di luce fluorescente in un ristorante aperto tutta la notte, che si affaccia su una buia strada di città. Le luci fluorescenti erano entrate in uso nei primi anni ’40 e il ristorante aperto tutta la notte emette un bagliore inquietante, come un faro all’angolo di una strada buia.

Questo quadro di Edward Hopper potrebbe tranquillamente essere il fotogramma di un film noir, oppure la rappresentazione di una pagina scritta da Chandler, scrittore e sceneggiatore statunitense che ha creato il personaggio del detective Philip Marlowe. Non c’è dubbio che la bellezza dell’opera nasca dall’uso espressivo della luce artificiale, che mette in evidenza le semplici forme raffigurate. Un uomo e una donna, che ricordano Humphrey Bogart e Lauren Bacall nel film Il grande sonno, osservano il giovane cameriere chino dietro il bancone, mentre le loro mani si sfiorano. Seduto di spalle un cliente solitario che sembra completamente staccato dal resto della scena. La strada deserta forse è la perfetta incarnazione di quell’angosciante solitudine di cui spesso si soffre in una grande città.

L’ingresso del locale non è visibile e l’osservatore è completamente tagliato fuori dalla scena, cosa che ci rende il tutto ancora più intrigante. L’immagine, con la sua composizione accuratamente costruita e la mancanza di narrazione, ha una qualità universale e senza tempo che trascende il luogo. Questo semplice ristorante è infatti ispirato a un locale del Greenwich Village, il quartiere di Manhattan dove Hopper visse a lungo. L’artista era abituato a girare per le strade di New York disegnando schizzi che poi trasformava in dipinti nel suo studio. La moglie Josephine ebbe sempre un ruolo fondamentale nell’aiutare Edward ad assemblare le composizioni dei quadri. Probabilmente Nottambuli è il manifesto perfetto della solitudine di cui è capace una grande città.

Continua l’esplorazione

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

1 commento

  1. Ottima analisi per una STUPENDA opera d’arte, tra le mie preferite.
    Hai detto tutto: solitudine di città, luci artificiali, quotidiano semplice… ma sembra di stare lì, perché è come un film.
    La potenza di Hopper era questa.
    Non a caso, un locale talmente iconico (di fantasia, seppur come hai detto ispirato a una cosa reale) che lo ritroviamo come citazione in film, fumetti, serie…

    Moz-

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