
Il rinascimento è un periodo che abbraccia i secoli XIV e XVI, durante i quali gli studiosi e gli artisti volsero lo sguardo alle fonti antiche per trovare un’ispirazione. Pallade e il centauro di Sandro Botticelli è un dipinto enigmatico che rappresenta una giovane fanciulla con le dita strette tra i capelli di un centauro, creatura in parte uomo in parte cavallo, qui con il volto affranto. Sebbene non si conosca nessun mito nel quale viene menzionata questa scena, le intenzioni allegoriche e la comprensione dei personaggi possono essere rintracciate nei vari simboli associati a ciascuno di loro e ai dettagli. I rami di ulivo che si attorcigliano sul corpo della giovane figura femminile suggeriscono che si tratti di Pallade Atena, la dea greca della saggezza.
All’epoca, chi osservava l’opera sapeva bene che secondo il mito la dea divenne patrona della città di Atene dopo aver offerto ai suoi cittadini un albero di ulivo. La figura impugna però un’alabarda invece della lancia che la tradizione le attribuisce: arma spesso usata dalle sentinelle, l’alabarda identifica la divinità con una guardiana. Gli italiani dell’epoca rinascimentale avranno poi senza dubbio riconosciuto nel centauro la personificazione del desiderio sfrenato.
Nella mitologia classica queste creature erano spesso raffigurate all’inseguimento di ninfe vergini. Pallade, afferrandogli i capelli, lo trattiene e lo costringe alla resa. Il significato dell’opera si riferisce quindi al trionfo della virtù e della ragione sulla passione e sul vizio. L’uso della mitologia durante il rinascimento svolse spesso una funzione allegorica veicolando vari significati: una posizione politica, un messaggio didattico o un riferimento spirituale.
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C.C.
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