Nicolas Poussin: piccola guida per conoscere l’artista

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Nicolas Poussin

Il pittore Nicolas Poussin nacque in una famiglia normanna piuttosto modesta ma diventò uno dei più celebrati pittori del XVII secolo. La maggior parte della sua carriera si svolse a Roma, dove fu apprezzato come una delle personalità artistiche più importanti del suo tempo. Poussin si avvicinò alla pittura grazie alle opere di artisti minori attivi in Francia settentrionale. Nel 1612 si trasferì a Parigi per studiare seriamente, e per dieci anni condusse una vita davvero grama. Finalmente, nel 1622, gli fu affidata una commissione per la realizzazione di sei dipinti per una chiesa gesuita. Al termine di questo lavoro decise di cercare fortuna a Roma.

Nel 1624 approdò nella Città Eterna che sarebbe diventata la sua residenza per gli anni a venire. Qui studiò i capolavori dell’antichità classica e del rinascimento, beneficiando dell’influenza di Raffaello e Tiziano. Divenne suo mecenate il cardinale Francesco Barberini, nipote del papa, che lo introdusse a molti intellettuali e antiquari della città. Verso il 1629 Poussin si ammalò gravemente e fu curato dalla famiglia di un cuoco francese che lavorava a Roma e di cui l’artista sposò la figlia nel 1630. La malattica coincise con un cambio di direzione nella sua arte. L’artista prese consapevolezza de propri fallimenti e si convinse che il proprio talento non fosse riservato a un vasto pubblico.

E infatti, proprio dal 1630, non essendo riuscito a ottenere abbastanza commissioni per grandi opere destinate alle chiese, Poussin trovò la sua personale vocazione artistica nella realizzazione di piccole tele per collezionisti privati ed eruditi. Prediligeva soggetti mitologici o episodi tratti dalla letteratura classica o dalla Bibbia. L’arte di Poussin era radicata nella classicità e si rifaceva agli ideali di ragione, equilibrio, armonia, proporzione e ordine. Le sue opere raffigurano personaggi che si muovono e agiscono come attori su un palcoscenico, ma congelati nel tempo, nel movimento e nell’espressione. Il risultato è un’immagine caratterizzata da un grande rigore formale.

I pastori d’Arcadia

Nicolas Poussin
Nicolas Poussin, i pastori d’Arcadia

I pastori d’Arcadia sono un perfetto esempio dell’arte di Poussin. L’iscrizione Et in Arcadia Ego su un antico sarcofago romano attira la curiosità di un gruppo di pastori. La frase malinconica è all’origine del tono dell’enigmatico dipinto. I caldi colori autunnali e la rappresentazione attenta delle figure trasmettono un’atmosfera di tragica rassegnazione e l’idillio è spezzato dal ricordo dell’ineluttabilità della morte anche nel migliore dei mondi. Ogni figura realizzata dall’artista è definita da un preciso contorno e modellata da colori brillanti. Poussin si serviva di piccoli teatrini e di personaggi di cera per sperimentare la composizione delle sue opere, sempre saldamente geometrica. Il suo stile era radicalmente differente dall’altra corrente in voga in quegli anni: il barocco, esemplificato dalle pennellate libere del contemporaneo Rubens.

Le opere di Poussin divennero molto popolari tra la nobiltà. Dopo numerose pressioni, nel 1640 si recò a Parigi, dove Luigi XIII lo nominò primo pittore del re. Tuttavia non era felice e l’anno dopo decise di tornare a Roma, dove rimase fino alla morte. Pittore filosofo con una vena intellettuale fu per tutto il XVII secolo al centro di un dibattito. Artisti ed eruditi si chiesero quale dei due stili, “poussinismo” o “rubenismo”, avesse maggior valore artistico. Un dibattito che trovò il proprio apice tra il 1672 e il 1678.

La mia natura mi costringe a cercare e ad amare le cose ben ordinate e a fuggire la confusione, che è assolutamente la mia antitesi e il mio nemico come la luce lo è delle tenebre.

Nicolas Poussin

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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