I rilievi della Colonna Traiana sono una testimonianza emblematica dell’arte romana, per il realismo privo di idealizzazioni con cui sono rappresentate le gesta dell’imperatore. La colonna poggia su un basamento di una decina di metri ed è alta complessivamente una trentina di metri. Il fusto è formato da diciassette rocchi di marmo greco. Su questi rocchi troviamo il rilievo scolpito che si volge in ventitré giri per circa duecento metri di lunghezza. Salendo, la striscia figurata cresce in altezza, per contrastare l’effetto ottico della distanza, così viste dal basso tutte le fasce appaiono uniformi. I rilievi rappresentano almeno centocinquanta episodi delle due guerre daciche condotte oltre il Danubio e le Alpi Transilvaniche sino ai Carpazi orientali. Tutta l’opera è attribuita a un unico, grande artista, il cosiddetto Maestro della Colonna Traiana.
La nascita di un nuovo linguaggio nella Colonna Traiana
Questo artista fu per Traiano ciò che Fidia fu per Pericle: l’interprete di un sentimento politico, il creatore di un linguaggio formale nuovo. Un linguaggio che può dirsi tutto romano. Uno stile pittoricistico rapido e lampeggiante che raffigura minuziosamente gli avvenimenti, gli oggetti, le figure e i motivi allegorico-mitologici. Tutti gli spazi sono riempiti, tutto sembra animato da un’intensa energia vitale. L’artista ha voluto trasmettere un senso di profonda umanità e giustizia, di pietas, di rispetto per il nemico vinto. Il maestro della Colonna Traiana influenzò lo stile dell’epoca, a Roma come nelle province più remote dell’impero.
Una curiosità: le indagini scientifiche e i restauri condotti sulla colonna hanno consentito agli studiosi di avviare un’interessante ricerca sull’esistenza o meno di tracce di colore anche sui monumenti marmorei. Le indagini hanno rilevato che le patine di colore giallo bruno che erano già state viste sulla colonna, sono semplicemente strati superficiali con funzione protettiva. Sulla pellicola superficiale del marmo in effetti sono state individuate tracce infinitesime di colori antichi, come l’ossido di mercurio che veniva usato per il colore rosso.
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C.C.
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