Pittore della pop art, litografo e scultore, Roy Lichtenstein si ispirò alla pubblicità e ai fumetti per creare le proprie opere. La sua è un’arte caratterizzata dall’uso di colori primari accesi e da motivi semplici, immagini schematiche e semplificate, proprio come avviene in molti fumetti. Roy Lichtenstein studiò arte alla Art Students League di New York per un breve periodo, poi frequentò la State University dell’Ohio. Qui, dopo aver interrotto la sua formazione per svolgere il servizio militare tra il 1943 e il 1946, tornò per conseguire il diploma. Per arrotondare lavorò part-time come grafico pubblicitario, vetrinista e insegnate.
Verso la fine degli anni cinquanta si accostò all’espressionismo astratto, ma già nel 1961 cambiò orientamento, dipingendo personaggi dei fumetti e immagini commerciali con uno stile molto caratteristico. L’accoglienza dei media fu contrastante, ma la prima mostra personale a New York, nel 1962, riscosse un successo sensazionale. Le sue ampie raffigurazioni consistono nell’ingrandimento di dettagli di oggetti comuni tratti dalla pubblicità e di fumetti, presentati in composizioni dinamiche dai contorni spessi e neri. Le composizioni e l’uso di colori primari forti o del bianco e nero si tramutano naturalmente in strutture semplici ma incisive.
Lichtenstein riproduceva la retinatura delle vignette dei giornali, ricreando con una matrice i puntini delle tinte primarie, i cosiddetti Benday Dots dal nome del disegnatore Benjamin Day che, accostandosi, danno vita ai toni e ai mezzi toni di colore. I protagonisti dei suoi dipinti sono fortemente idealizzati e i testi risultano ambigui. I fumetti ingigantiti di Lichtenstein colpiscono per i colori primari e lo stile diretto. Il dipinto è in effetti la riproduzione fedele della vignetta originale ma su larga scala, con un’imitazione della grossolana retinatura usata nella stampa di fumetti e quotidiani.
Roy Lichtenstein e la Pop Art
Come gli autori contemporanei della Pop Art, Andy Warhol per esempio, anche Lichtenstein crea immagini stereotipiche e banali di cultura di massa, abbandonando la visione dell’artista come genio creativo e rimettendo in discussione l’arte “alta”. Lichtenstein impiega immagini prodotte in serie e materiali tipici della società industriale, spesso traendo il tema dal contesto originario con fini parodistici. Tramite il processo di ingrandimento esemplificazione, la sua opera non si pone come commento sociologico del contenuto, ma come un tentativo di rendere evidente a tutti l’estetica americana degli anni Sessanta.
Roy sperimenta inoltre la scultura con materie plastiche colorate, ottone e metallo smaltato. I suoi dipinti apparentemente semplici sono in realtà composizioni complesse, disegnate e pitturate con cura e precisione, e osservazioni satiriche della vita. Possiamo assolutamente dire che Roy Lichtenstein sia stato un esponente di spicco della Pop Art americana, che usava proprio manufatti, prodotti e mass media della società moderna, come fossero firme d’arte. Nel 1993, una grande retrospettiva dedicata alle sue opere fu allestita al Museum of Modern Art di New York.
Probabilmente Picasso avrebbe vomitato davanti ai miei quadri.
Roy Lichtenstein
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C.C.