Pittore fiorentino manierista, Agnolo Bronzino fu allievo di Pontormo, che lo accolse come un figlio e inserì il suo ritratto da bambino nel dipinto con Giuseppe in Egitto. L’origine del soprannome di Bronzino è incerta, ma è probabile che derivi dalla sua carnagione scura, in realtà il suo nome era Agnolo di Cosimo. Fortemente influenzato dal proprio maestro, Jacopo da Pontormo, Bronzino fu rinomato per i suoi ritratti della nobiltà fiorentina e per l’aria di totale sicurezza che conferiva ai soggetti che posavano per lui. Ritratti dell’elite intellettuale dell’epoca caratterizzati da un forte distacco emotivo, da pose a volte contorte e da rimandi allegorici sofisticati.

Una vita al servizio dei Medici
Lavorò principalmente a Firenze, alla corte di Cosimo I de’ Medici, che apprezzava la teatralità del suo approccio e gli commissionò opere che riflettevano il suo interesse per la mitologia e gli enigmi visivi. Prendendo ispirazione da Michelangelo e Raffaello, Bronzino dipinse figure eleganti e slanciate che si contorcevano in pose impossibili. Rimase al servizio dei Medici per quasi tutta la vita, divenendo il pittore più importante di Firenze e creando un’eccezionale raccolta di immagini della famiglia e dei cortigiani del suo mecenate. Opere di immacolata precisione che sono espressione dello splendore e della formalità del mondo sofisticato in cui vivevano.

Il ritratto di Bia de’ Medici è esemplare dello stile dell’artista. Impressionante e magnetico, carico di gelida suggestione. Il ritratto venne eseguito in tutta probabilità postumo, come ricordo della bambina, morta a cinque anni nel 1542. Bronzino immaginò la bambina a mezza figura, seduta su una sedia. Lo sfondo azzurro si accende attorno al volto, evidenziandolo. La luce fredda e l’assenza di effetti chiaroscurali forti accentuano la levigatezza dell’incarnato e fanno del ritratto una sublime idealizzazione. Lo sguardo è rivolto con intensità allo spettatore.
Agnolo Bronzino, pittore di maniera, poeta e fine letterato
Bronzino fu anche poeta, e i suoi ritratti più personali sono forse quelli di altri letterati. I suoi ritratti sono stati a volte criticati per l’arroganza che emanano. Ma la bellezza che si sprigiona dalle sue manierate allegorie e dai suoi lavori religiosi è innegabile. Pare che in età avanzata Bronzino abbia avuto una crisi di coscienza circa l’uso delle figure nude nei dipinti a soggetto religioso, considerandole incitamento verso pensieri impudici piuttosto che virtuosi.

La sua competenza nella rappresentazione del nudo trovò la sua migliore espressione nella celeberrima Allegoria del trionfo di Venere. Qui il pretesto moralizzante dell’allegoria fornisce l’occasione per rappresentare un freddo erotismo. A parte qualche eccezione, ottenne minore successo nella pittura religiosa, genere in cui ebbe un’inclinazione verso raffigurazioni di vuota eleganza. Come vediamo nel Martirio di San Lorenzo, nel quale ognuna delle figure straordinariamente contorte può essere ricondotta a Michelangelo o a Raffaello.

Opere come il Martirio di San Lorenzo fecero sì che il termine manierismo acquistasse un’accezione negativa, e fu descritto come fusione tra un balletto e un bagno turco. Bronzino fu una personalità molto importante ed ebbe un ruolo fondamentale nelle attività svolte dall’Accademia del Disegno, di cui nel 1563 fu uno dei membri fondatori. Tra i suoi allievi ci fu Alessandro Allori, che, come in un gioco di specchi, adottò così come lui era stato adottato da Pontormo.
Continua l’esplorazione …
Conoscevi già Agnolo Bronzino? scopri di più sull’artista leggendo gli altri post a lui dedicati.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui