Gli affreschi di Castelseprio

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Gli affreschi di Castelseprio

Scoperto solo nel 1944 nella piccola chiesa di S. Maria foris portas a Castelseprio, borgo isolato che fu un tempo la residenza estiva degli arcivescovi di Milano, il ciclo di affreschi è stato datato tra l’inizio del VIII secolo e la fine del IX. Le pitture furono eseguite diverso tempo dopo che la chiesa era stata eretta. Un graffito che ricorda Arderico, arcivescovo di Milano dal 938 al 945, fissa il termine cronologico entro il quale le pitture furono eseguite. Gli affreschi di Castelseprio, riconducibili per certi versi alla tradizione ellenistica, decorano l’abside orientale e l’arco trionfale della chiesetta.

Gli affreschi di Castelseprio
Gli affreschi di Castelseprio, la prova delle acque amare

Le pitture sono disposte in tre zone sovrapposte: nelle due superiori si trovano raffigurazioni della vita di Maria, alcuni episodi non derivano dai Vangeli canonici, ma da fonti apocrife. La prova delle acque amare, per esempio, è tratta dal protovangelo di Giacomo. I sacerdoti del tempio fecero bere a Giuseppe e alla Madonna un’acqua che secondo la tradizione era stata data da Mosè agli Israeliti per smascherare i peccatori. Entrambi furono così scagionati dai sospetti circa l’immacolata concezione di Maria.

Gli affreschi di Castelseprio
Gli affreschi di Castelseprio, natività

Gli affreschi di Castelseprio, esempio di naturalezza e realismo

Questi affreschi mostrano figure eseguite con buona conoscenza del disegno, naturalezza di atteggiamenti e di movimento, scorci e colori ben graduati. Le figure sono costruite con eleganza, sia negli atti che nei panneggi e nelle proporzioni. L’episodio della natività riunisce in un unico racconto i vari momenti. La nascita, il bagno del Bambino, il miracolo di Salomè, l’annuncio ai pastori. La natività vera e propria si svolge all’interno di una grotta ed è Maria, che riposa su un giaciglio obliquo, a esserne il centro. A sinistra è illustrata la leggenda di Maria Salomè, che, protesa verso la Vergine, invoca la guarigione della sua mano inaridita e, in basso, il bagno di Gesù.

Giuseppe sta al centro di questa composizione, tra la natività e l’annuncio ai pastori, legando idealmente i due episodi con un ruolo da testimone. Seduto nel consueto atteggiamento meditabondo, con lo sguardo rivolto al bimbo, appare una figura potente e plastica. L’adorazione si differenzia dalle solite rigide raffigurazioni, perché è presentata con un intenso scambio di dialoghi e gesti tra i personaggi. L’abbigliamento singolare dei magi indica un’attenzione decisamente realistica. Tutto il racconto degli affreschi di Castelseprio rivela una continuità narrativa che non conosce interruzioni.

Gli affreschi di Castelseprio
Gli affreschi di Castelseprio, adorazione dei Magi

Se è vero che l’anonimo pittore degli affreschi di Castelseprio proveniva da Costantinopoli, è altrettanto vero che non ricorse a schemi tipicamente bizantini. Adottò alcune soluzioni occidentali, come l’inserimento in alto dei tre medaglioni-icona o la collocazione delle scene nell’abside, mentre in una chiesa bizantina si sarebbe scelta la navata. Le pitture di Castelseprio hanno scarse affinità con quelle di maestri greci e orientali a Roma. Qui regnano naturalismo e immediatezza, qualità utilizzate per narrare le storie del Vangelo.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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